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Perché io?si chiese. Perché avevano invitato proprio lei, e non era un invito ma un ordine, alla decapitazione di lady Grey? Una condanna a morte era già fuori moda da secoli, criticata e messa in dubbio anche nei paesi dove era ancora in uso; e per decapitazione poi, un sistema così drammatico, inutile, violento. Sanguinario. Certo, serviva un polso fermo, un carnefice competente e spietato. Bisognava saperlo fare, un lavoro del genere. Roba da professionisti della morte.

Ma perché proprio io? si chiese ancora. Non so nemmeno il motivo di questa condanna capitale.

L'invito era arrivato poche ore prima, come un onore, ma era un dovere. Antonietta doveva essere là, la mattina dopo, sotto pena di... di che cosa? Non c'erano minacce esplicite ma era evidente: l'assenza sarebbe stata punita.

Perché io? pensava Antonietta, ancora e ancora. Passò la notte a pensarci. Aveva tentato di dormire, e c'era anche riuscita, per pochi minuti alla volta. Ma subito si svegliava chiedendosi perché?, come, che cosa devo fare, che cosa vuole dire tutto questo. Cercava di capire il senso dell'invito che le era appena arrivato, con l'ordine di assistere all'esecuzione di lady Grey.


E se fosse... Forse mi hanno invitata per via di tutti quei sogni da sveglia, in cui vedevo l'altra, la mia rivale, scivolare da una barca, volare da una torre, sprofondare in un burrone davanti ai miei occhi, e io non potevo fare nulla per salvarla, se non... se non rischiando la mia stessa vita, e la odiavo troppo per questo. Forse la mia colpa sono quelle fiammate di odio che mi avevano riempito gli occhi solo di rosso, nei momenti di rabbia e disperazione.



Il perdono, com'è difficile. Soprattutto con se stessi. Quella era forse la sua stessa condanna. Di sé, a sé. Chissà poi qual era, il delitto che la incatenava.

Pensò a come si spaventava per un piccione morto, alla pena per una formica spiaccicata. A tutte le volte che aveva tentato di diventare vegetariana. Pensò che assistere era partecipare a un omicidio, anche se qualcuno lo chiama fare giustizia. Partecipare come spettatrice, ma sempre essere lì, carnefice anche lei.
Eppure aveva voluto vederla morta , quella rivale che le aveva rubato l'uomo... Come aveva voluto vedere morte, magari soltanto per un attimo, le persone che in quell'attimo odiava. Compresa sé stessa, s'intende. Quante volte le era successo?

Sapeva ormai che la sua vita di ogni giorno era una costante lotta fra una parte di lei e l'altra. In lei viveva un mondo di carnefici e di condannati a morte. Era lei stessa, sempre soltanto lei, l'assassino e la vittima, insieme. Strinse al collo un nastrino molto sottile, molto rosso, mise in viso una cipria molto pallida. Era pronta, adesso.


Fine


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© 2000, Carla Della Beffa