CAPITOLO QUINTO
Certo, se si prende tutt o alla lettera si rischia d i restare paralizzati.
L’amicizia non è un fatt o generico. Non esistono regole di comporta-
mento. Strette. Il tradim ento fa parte dell’amici zia, laddove l’istinto
di conservazione non ce de a nulla. Neppure all’e roismo. E l’istinto di
conservazione è un mar e vasto, impenetrabi le, profondo quanto il ge-
nere umano. Per uno pu ò essere il vestito nuovo , per l’altro la candi-
da toga. Ed entrambi, m agari, ne faranno una qu estione morale. Dio
mio! Tanti piccoli Robesp ierre pronti alla ghigliot tina “Ma non se ne
vede uno, mi creda, non se ne vede uno”. Poi, è u n fatto che tanta ne-
cessità di pulizia porti a lla convinzione d’essere sporchi. Tutti quanti.
- Io parlo dell’amicizia e lui crede che parli all’am ico. Io parlo all’ami-
co e lui crede che parli d ell’amicizia. La lingua pe rfetta è un’idiozia,
dia retta. Ci vorrebbe un a lingua generica al mas simo grado. Una lin-
gua incolume da sinonim i. Una lingua guttural-con sonantica. Omofo-
nica. Serva degli sguardi e delle dita. Una lingua, i nsomma, per la qua-
le la bocca serva a poco.


manuela.corti@passiopea.net













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